Gruppo folk Val Biois
Inverno, neve e i suoi mercanti
La neve è un elemento comune in inverno nelle Dolomiti, così come le abbondanti nevicate non sono evento raro.
In Valle non abbiamo semplicemente una tipologia di neve, ma molte sono le sue definizioni in relazione alle sue caratteristiche:
“Nef siròca”: neve assai bagnata, che presa in mano si compatta.
“Nef bagnada”: neve pesante, piena d’acqua, presa in mano rilascia l’acqua in essa trattenuta.
“Nef zisna”: neve asciutta, polverosa, soffice.
“Nef che cien a tòlech”: neve primaverile, che dopo il gelo notturno ti permette di camminare in superficie senza sprofondare.
“Nef giazada”: neve trasformata quasi in ghiaccio.
“Nef gonfedada o ventada”: neve depositata dal vento.
“Nef marza”: neve primaverile, che si sta sciogliendo, piena d’acqua, ove si sprofonda.

Anche la tipologia di nevicata ha una ricchezza di termini:
“Fiòca siròc”: nevica neve assai bagnata;
“Fiòca zisna”: nevicata di neve farinosa;
“Fiòca bagnà”: nevicata di neve pesante;
“La vien mista”: nevicata mista a pioggia;
“Gonfedea”: neve trasportata dal vento;
“Gratolea”: inizia a nevicare con radi fiocchi sparsi;
“Fidischea”: nevica non radi fiocchi trasportati dal vento;
“La bina”: nevica abbondantemente, fa strato;
“Vien du scarpet”: nevica a larghe falde (tipico della “nef siròca”).;
“La vien fisa”: fitta nevicata.
“A garnusole”: fiocchi di neve gelata a piccole sfere.

La neve e le nevicate sono fenomeni così consuetudinari, che anche a seconda di quando nevica ancor oggi si tramandano dei detti popolari premonitori dell’inverno. In particolare se nevicava prima della caduta delle foglie nel tardo autunno, c è il detto: “La nef sot la foia vien n invern che fà voia”. Letteralmente: se nevica prima che cada la foglia ci sarà un inverno mite e scarso di neve.
Ma altri detti legano la quantità di nocciole o vespe in autunno, alla quantità di neve che ci sarà in inverno.
Così se nevicava prima del periodo natalizio: “La nef prima de Nadal la fa azal”, la neve che cade dopo la caduta delle foglie, ma prima di Natale, diventa acciaio; si consolida e dura sino a primavera assumendo una consistenza dell’acciaio. L’inverno sarà lungo.
Con il calare della luce del giorno, preoccupa anche il freddo: “Da Santa Luzia el fret el cruzia”. Il giorno di Santa Lucia (13 dicembre, patrono di Cogul-Vallada Ag.) il freddo preoccupa.
Ma i giorni più freddi sono considerati quelli della Mèrla (ultimi 3 giorni di gennaio o a cavallo tra gennaio e febbraio), quando però la luce del giorno si allunga sempre più, perché secondo la tradizione popolare: “Da Nadal el pè de n gal, da Pascheta n oreta, da San Bastian a man a man”.
Significato: a Natale la luce del giorno aumenta un pochino (il piede di un gallo), all’Epifania (Pasca-Pifania) un’oretta, a San Bastian (20 gennaio) man mano sempre di più.
Non è un caso che la tradizione dei Pavarui (5 gennaio, vigilia dell’Epifania) fosse un rito precristiano legato alla luce (come altri) che tramite l’accensione dei fuochi va ad illuminare una delle notti più lunghe, a bruciare la “Donaza” (anno vecchio), ben augurale per l’annata agraria a divenire e a cogliere i segni premonitori di come questa sarà.

Proprio nei mesi di gennaio ed inizio febbraio viene attribuito il periodo delle possibili grandi nevicate, portate dai Mercanti della Neve.
La leggenda è molto antica e la tradizione vuole che si attribuiscano le abbondanti nevicate ai seguenti Santi:
San Romedio (15 Gennaio) patrono dei Ganz sopra Falcade Alto, dove è edificata una piccola chiesa. Eremita in Val di Non è protettore dei pellegrini e degli escursionisti. Viene sempre raffigurato con un orso dal Santo addomesticato. In Val di Non nei pressi di Sanzeno è tuttora visitabile il santuario dedicato a questa figura.
San Antonio Abate (17 gennaio) patrono di Sappade (frazione di Falcade) e Cencenighe Agordino. Santo protettore degli animali domestici, molto venerato in tutta l’area dolomitica. Un simbolo di Sant’Antonio era presente in ogni stalla e praticamente in ogni chiesa o capitello della Valle.
San Sebastiano (20 gennaio) patrono di Falcade Alto, invocato poiché si rileva in lui l'aspetto del soccorritore che interviene in favore dei martirizzati, dei sofferenti, oltre che essere considerato ai tempi protettore contro la peste.
San Biagio (3 febbraio) pur non essendo venerato in Valle è considerato un mercante della neve ed è patrono della vicina Alleghe. Protettore della gola.

Tutti questi Santi sono chiamati i Mercanti della Neve perché se nel loro giorno fa bel tempo e splende il sole ne approfittano e vanno al mercato a comperare la neve da spargere sulla terra nei giorni successivi.
Siamo nel cuore dell’inverno; il periodo dei Mercanti della Neve, assieme ai già citati giorni della Merla, solitamente considerati i più freddi, venivano considerati dal mondo contadino come un almanacco. In base al tempo che si verificava in queste giornate si ipotizzava il tempo per i mesi successivi e la durata dell’inverno.
Non si può certamente essere esaustivi di tutti i detti e credenze popolari in poche righe. Di certo è che effettivamente le più grosse nevicate e/o quantitativi massimi di neve al suolo, si verificano generalmente proprio a gennaio-febbraio, mesi dei Santi Mercanti della Neve. Tipicamente nella memoria collettiva si tramandano i ricordi dell’inverno del 1916, 1951, 1985 del secolo scorso, ma anche i recenti 2009 e 2014.
Quest’anno cosa riserveranno i Mercanti?