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  • Writer's pictureGruppo folk Val Biois

L'autunno in Valle del Biois

L'autunno in Val Biois, in un non lontano passato, veniva definito nella nostra parlata, al femminile: "La fardima".

Un detto popolare molto esemplificativo di quando ha inizio l'autunno in Valle, è questo: "Da San Ròch dospò disnà, la fardima la e quà" (Dal pomeriggio del giorno di San Rocco, 16 agosto, si apre la stagione autunnale).

È tutt'ora, e soprattutto un tempo era, il tempo del raccolto.

Si faceva il secondo taglio di fieno (l'adòrch) molto meno abbondante del fieno di primo taglio (el fen), ma più appetibile e digeribile per i bovini. In poche aree dove i terreni sono più concimati si effettuava un terzo taglio (el terzin).



Si raccoglievano fagioli e fave (fasoi e fave), quel po di granoturco che veniva, frumento, segale, canapa, lino, orzo.... (sorch, forment, sigala, canapia, lin, òrz.....).

Verso la metà del mese di settembre finiva la stagione degli alpeggi e dai pascoli di montagna scendevano gli animali verso il fondovalle (se desmonteghea). Se era stata una buona stagione si festeggiava, gli animali venivano ornati in vari modi, le campane più belle venivano appese al collo degli animali migliori. Era un rito che si attendeva con entusiasmo.

A fine settembre, ma anche ottobre, era il tempo della raccolta delle patate, del fogliame sui prati da utilizzare come lettiera per gli animali nelle stalle.

Con novembre si raccoglievano le rape (i raf dala coda), la zucca e il cavolo cappuccio tardivo per fare "i craut" ed avere quindi un po di verdura da conservare per l inverno.

L autunno era anche il tempo di taglio e preparazione della legna per l'inverno dell'anno successivo, onde permettere alla legna di seccare bene. Assieme alla legna, con la ramaglia, si preparavano le fascine per la stube (el fornèl) e si accantonavano i rimasugli per accendere il fuoco (stèle e brufe).

Alla prima neve la legna veniva portata a casa con grandi slitte (ridòle) e si iniziava a  svuotare i letamai delle stalle per spargere sui prati lo stallatico.

Autunno è tempo di tradizione, intimità e inizio delle questue. Il giorno dei morti (2 novembre) si concludeva la stagione agraria e si cucinava in casa il pane dei morti, da consumarsi solo dopo aver recitato il rosario.

La vigilia del giorno di San Martino (10 novembre) ancor oggi i bimbi girano per le case cantando delle filastrocche in cambio di dolciumi e frutti di stagione. Il tempo delle questue termina con il primo dell'anno ed il rito della Bona man.



Oggi fardima significa anche conclusione della stagione turistica estiva. I paesi e la gente tornano a riappropriarsi di un ritmo più lento fatto di silenzio e di maggior intimità. È il tempo del primo fuoco scoppiettante della legna, del bosco dai molti colori e dei larici che a fine ottobre si infiammano. È il tempo delle prime nevi sulle cime, dei cieli tersi e delle giornate piovose ed uggiose. Tempo di preparazione al letargo della natura e di attesa della neve a fondovalle.

Tempo di enrosadire brevi e infiammate e di notti sempre più lunghe.

Tempo di meditazione.


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